Una storia dolente; mille storie dolenti di infami, diseredati, puttane e santi pazzi e poveri, nella Passione quotidiana del vivere, nella giungla delle città, nei cimiteri dei vivi.
La contraddizione, nelle nostre canzoni piene
di vita e di sangue bollente, e lo spettacolo.
E' forte it legame con il Sudamerica:
autobiografia, linguaggio musicale di riferimento e incarnazione di quel terzo mondo che portiamo ancora dentro.
La nostra rappresentazione della miseria diventa puro materiale di divertimento, un riso intriso di amaro, un pianto corrotto al ghigno, un grande sberleffo al potere.
La malavita è qui intesa nel senso generale di emarginazione sociale ma anche culturale.
La nostra bestemmia vuol partire dai cantautori della tradizione, Pietro Mazzone in testa, per giungere, nel nostro Dopostoria ai canti di lavoro di Raffaele Viviani, a disoccupati del canteen di Liverpool, a Thelonius Monk, alla manodopera vergognosamente gratuita strappata ai ghetti di Varsavia, di Berlino, del Borgo di
S. Antonio, ai nostri padri inutilmente onesti, cui rivendichiamo l'umiltà di assomigliare, pecchè chesta è malavita.
Ed è proprio ai nostri padri che dedichiamo la nostra bestemmia; a coloro che ci hanno insegnato un mondo che non è mai esistito.
Antonello Paliotti
concerto di
Antonello Paliotti
con
Luciano Catapano
Lello Giulivo
Gianni Lamagna
Brunella Selo
e
Linda Sannalo - flauto
Lello Settembre - clarinetto
Pasquale Di Nunzio - sax
Roberto Schiano- trombone
Mauro Squillante - mandolino
Antonello Paliotti - chitarra
Leonardo Massa - violoncello
Dario Franco - contrabbasso
Lello Di Fenza - percussioni
cultural manager: Pina Conte
suono: Massimo D'Avanzo
amministratore: Antonio De Maio
direttore di scena: Pippo di Matteo
progetto grafico: Marcella Fusco
foto: Lucia Patalano e Maddalena Abbate
una produzione
di Musica in Musica